Storia della Grafologia

 

Potremmo iniziare il nostro discorso sulla grafologia parlando dei graffiti, segni con i quali gli uomini primitivi cercavano di comunicare all’esterno qualcosa proveniente dal loro inconscio.

Dobbiamo però arrivare al II sec. d.c. con lo storico Svetonio, per avere una prima testimonianza di come possa essere messa in relazione la scrittura, in quel caso dell’imperatore Augusto, con le doti e le qualità dello scrivente.

 

Solo molto più tardi (1622) Camillo Baldi, professore di Logica e Metafisica, pubblica il Trattato como da una lettera missiva si cognoscono la natura e le qualità dello scrivente. In quest’opera Baldi ha delle intuizioni che verranno confermate da acquisizioni successive.

 

Si parla per la prima volta di Grafologia con l’abate francese Jean-Hippolyte Michon (1806-1881), il quale fonda la Société de Graphologie e il  prestigioso periodico La Graphologie. Michon ha fatto della Grafologia uno studio sistematico. Ha catalogato una serie di segni grafici ricorrenti dato loro un significato basato sul riscontro empirico tra ciascun segno  e carattere.

 

Dopo la morte di Michon, Jules Crepiéux-Jamin (1859-1940),originario di Ginevra ma poi stabilitosi in Francia, ne continua l’opera e la integra con studi psicologici.

 

Il tedesco Ludwig Klages (1872-1956) parla di livello di pienezza vitale (Formniveau) della persona rappresentato dal ritmo e dal dinamismo presente nella scrittura. Dà delle interpretazioni molto diverse da quelle di Michon e di Crepiéux-Jamin, spostando l’attenzione verso il complesso grafico e la sua fisionomia unitaria. Klages consiglia, per valutare una grafia, di “lasciarsi penetrare dal sentimento”.

 

Lo psicologo svizzero Max Pulver (1889-1952) è il primo ad affermare che nell’atto dello scrivere, la mano risponde ad impulsi che partono dalla corteccia cerebrale e li fissa in un campo grafico rappresentato dal foglio, ambiente in cui l’Io-penna si muove.  Lo spazio occupato dallo scritto sul foglio, l’inclinazione, la larghezza, lo sviluppo del rigo, ed altre indicazioni, diventano indispensabili per Pulver per interpretare uno scritto.

 

Allieva di Klages e collaboratrice di Pulver, Ania Teillard (1889-1978) apprende da Jung la psicologia del profondo e la salda alla grafologia.

 

Robert Saudek, nato in Cecoslovacchia, si stabilisce e lavora in Inghilterra.  Il suo lavoro di scrittore e giornalista lo porta a condurre ricerche utilizzando strumenti di indagine originali per l’epoca, come le tecniche di ripresa cinematografica. Esegue inoltre esperimenti sulle scritture dei gemelli monozigoti.

 

Il fondatore della grafologia italiana è Girolamo Moretti (1879-1963). Nel 1894 entra in convento e approfondisce i suoi studi da autodidatta. Pubblica la prima edizione del suo “Trattato di grafologia” nel 1914 che non viene accolto con entusiasmo negli ambienti scientifici dell’epoca. Studia i rapporti tra la grafia e le caratteristiche somatiche degli individui, oltre ad elaborare un sistema di misurazione in decimi per acquisire una maggiore scientificità. Moretti considera l’uomo personalità dinamica e non statica.

Dotato di profondo intuito psicologico, distingue i segni in sostanziali, modificanti e accidentali

 

Verso la fine degli anni ’30 un altro studioso italiano Marco Marchesan (1899-1991) lavora per cercare un metodo interpretativo con basi scientifiche. Elabora un sistema denominato Psicologia della scrittura in cui sono individuati 226 segni e 3500 tendenze che si esprimono attraverso tali segni.

 

La grafologia contemporanea conta su personaggi che seguono strade già indicate, approfondendo alcune tematiche come Rolando Marchesan che ha coadiuvato il padre insieme al quale ha fondato a Milano l’Istituto di Psicologia della scrittura.

 

Allieva di Moretti è invece Evi Crotti, psicologa e studiosa delle scienze umane. Fonda a Milano la prima Scuola di Grafologia Morettina. Dà una impronta personale agli insegnamenti appresi da Moretti, ed arricchisce con ricerche continue la nascita e l’evoluzione del primo grafismo. Insieme ad Alberto Magni ha scritto “Grafologia e salute” dove l’analisi della scrittura si mette al servizio della Medicina.

 


I N D I C E